Almeno una volta nella vita capita di portare un proprio familiare in pronto soccorso per sintomi preoccupanti, che ci fanno temere per la sua vita. In quei momenti ci troviamo a dover spiegare a un infermiere o una infermiera la nostra preoccupazione e di giustificare l’urgenza. Siamo nella fase del triage, un momento delicatissimo nel quale le decisioni hanno un grande, grandissimo, peso.
È proprio qui che possono nascere dei casi di malasanità: l’attribuzione di un codice sbagliato, con la sottovalutazione delle condizioni di un paziente, può determinare lunghe ore di attesa e l’aggravarsi del quadro clinico.
Quante volte abbiamo letto titoli sulla stampa come “Muore d’infarto, per l’ospedale era un codice verde”; oppure “Otto ore in barella, codice verde finisce in terapia intensiva”: questi sono solo alcuni dei titoli che ho visto in questi giorni su Google News, a testimonianza del fatto che i casi di malasanità purtroppo sono un rischio concreto anche nel nostro Paese.
I codici del pronto soccorso, che vengono assegnati al triage, sono quattro e vanno dal rosso al bianco, dove rosso rappresenta la massima urgenza, il bianco la minima. Cosa succede se l’infermiere, sottostimando i sintomi, attribuisce un codice sbagliato rispetto a quello che meriterebbe? Chi risponde nel caso il paziente subisca dei gravi danni o muoia?
Già il semplice fatto che chi va in pronto soccorso vi rimanga interminabili ore, lasciato in sala d’attesa tra ansia e dolori, ci fa innervosire; se poi uno sbaglio nel valutare le condizioni del paziente provoca dei danni la rabbia e la disperazione non possono che prendere il sopravvento.
Nonostante la rabbia, del tutto giustificata, in un’ottica di richiesta di risarcimento danni dobbiamo comunque essere in grado di dimostrare che le conseguenze gravi sono direttamente imputabili ai ritardi dell’ospedale. Dovremmo quindi avere al nostro fianco un medico legale, un medico esperto di medicina d’urgenza e un avvocato i quali stabilisca senza ombra di dubbio che il tempo nel quale il paziente è stato lasciato in attesa è stata la causa effettiva dell’aggravarsi delle condizioni. Attesa che può essere attribuita o a un errore di valutazione nella fase di triage o ad altre situazioni.
A scanso di equivoci, nessuno parla di mancanza di professionalità da parte del personale ospedaliero, ma può emergere una situazione di scarsità di organico o di carenze organizzative che possono determinare l’eccessivo dilatarsi dei tempi d’attesa. Va da sé che – a titolo d’esempio – se il turno fosse coperto da un solo medico e si presentassero contemporaneamente due codici rossi, ugualmente gravi e urgenti, uno dei due pazienti dovrà comunque attendere l’arrivo di un altro eventuale medico reperibile, in supporto. In altri casi, può essere che l’aggravarsi del quadro clinico risulti totalmente indipendente dal tempo e l’ineluttabilità della vicenda non sia attribuibile a nessuno.
Per fare chiarezza e concludere, in tutti i casi in cui viene riconosciuto che l’ospedale o il personale ha causato ritardi nel trattamento del paziente, che conseguentemente si è aggravato o è morto, il paziente o il familiare ha diritto al riconoscimento e al risarcimento del danno.
Il percorso della dimostrazione della responsabilità è complesso e va necessariamente affidato a un team di professionisti che comprende medici e avvocati. Come primo passo verso il riconoscimento del danno, ti consigliamo di leggere con attenzione la guida pubblicata qui sotto che ti suggerirà come puoi procedere. Cliccando sull’immagine, troverai un modulo da compilare con il tuo indirizzo e-mail perché è lì che riceverai il PDF, in totale privacy.