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Pubblicato da Paolo Stefanini ● 06 ottobre 2020

Bambino non parla a 1-2 anni, può essere colpa di un parto difficile?

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Un bambino che a 1-2 anni non parla generalmente provoca ansia nei genitori che come primo passo contattano il pediatra. La preoccupazione nasce perché lo sviluppo del neonato segue delle fasi abbastanza nette all’interno di “finestre” di tempo e quando un bambino non le rispetta al 100% il genitore normalmente comincia ad essere in preda a sentimenti di apprensione. 

Nella maggior parte dei casi si tratta di bambini che esprimono un po’ più lentamente la propria individualità e che parleranno più avanti, ma in altri casi è opportuno effettuare accertamenti più approfonditi per capire se siamo effettivamente in presenza di deficit cognitivi. In particolare, se il bambino è nato al termine di un parto difficile, prolungato o agevolato con manovre ostetriche particolari, è importante approfondire.

Bambino non parla: le verifiche del pediatra

Il pediatra di un bambino che non parla effettua normalmente accertamenti di diversa natura. In primis vorrà capire la predisposizione del bambino a parlare, indagando i fattori ambientali (come la stimolazione da parte dei genitori o dei fratelli maggiori) e quelli psicologici che potrebbero aver determinato uno rallentamento della comparsa del linguaggio. Non è infrequente che i bambini “anticipati” nella soddisfazione dei loro bisogni parlino più tardi perché non ne sentono l’esigenza.

Infine, se tutti questi esiti non spiegano il “ritardo linguistico” del bambino, si indagano i fattori patologici come ipoacusia, lesioni cerebrali, sindromi genetiche, disturbi specifici dell’apprendimento o disturbi dello spettro autistico.

La presenza di patologie è indagata se il bambino presenta altri indicatori, come l’incapacità di comprendere le parole della mamma e del papà, di sorridere ai volti cari, oppure se dimostra anche difficoltà nel compiere i movimenti coerentemente con la sua età (camminare e mantenere la posizione eretta, oppure indicare e afferrare oggetti). Si tratta di segnali evolutivi che, se non si presentano naturalmente, generalmente cominciano a preoccupare i genitori già dagli 8-12 mesi di vita. 

Infine, se ci sono i sintomi di patologie, sarà importante capire anche la loro origine. Un dato di grande importanza è il parto: è stato lineare oppure complicato da qualche circostanza? 

Ritardo linguistico e danni da parto

  • Durante il parto, sono state effettuate manovre ostetriche per facilitare l’espulsione del feto come la spinta sulla pancia
  • La mamma ha riportato dei danni durante il parto? 
  • La saturazione del neonato appena uscito dalla pancia era ottimale? 
  • Ha pianto? Ha respirato bene da subito o gli è mancato l’ossigeno (ipossia)? E per quanto tempo?
  • Sono state effettuate manovre d’emergenza sul neonato?
  • Durante il travaglio, il tracciato del battito cardiaco del bambino era regolare o suggeriva segni di sofferenza fetale?

Se il parto è stato fisiologico, probabilmente non c’è correlazione tra la nascita e la lentezza con la quale il bambino si esprime verbalmente. Se invece, mentre scorrevi la lista delle domande hai riconosciuto alcune situazioni vissute in ospedale o nella clinica dove è venuto al mondo il tuo bambino, è importante accertare se ci sia correlazione tra le complicazioni emerse durante il parto e i ritardi nello sviluppo cognitivo del bambino. 

I danni da parto, così definiti nella terminologia legale, sono una vasta casistica di eventi che si verificano durante il travaglio e il parto con lesioni alla madre, al bambino o ad entrambi. È importante sapere che in caso di responsabilità dei medici o della struttura sanitaria, puoi avere diritto a un risarcimento che copre i danni alla madre e al bambino.

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Topic: Danni al neonato

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