Il laparocele addominale è una delle possibili complicanze di un intervento chirurgico, dal punto di vista estetico è tra i peggiori “inconvenienti” che possono avvenire perché portano il paziente a dover convivere con un addome deturpato. Le persone colpite perdono autostima, non si espongono agli sguardi, si privano di importanti momenti di vita. In alcune circostanze il laparocele può essere conseguenza di un caso di malasanità ed è risarcibile.
Si tratta di un’ernia che si sviluppa a livello della cicatrice, quindi può comparire solo conseguentemente a un intervento in laparotomia (quando l’addome viene aperto con un’incisione per un intervento invasivo).
Il laparocele viene erroneamente confuso con la diastasi addominale, che invece colpisce i muscoli e si verifica senza che vi siano stati precedenti interventi chirurgici, per esempio può capitare alla donna a seguito di una o più gravidanze. Mentre la diastasi si manifesta con il distanziamento delle fasce muscolari rette (verticali) della pancia, il laparocele si presenta come un’ernia di varie dimensioni che vanno dai 2-3 centimetri fino a oltre 10 cm: esistono anche casi di completo sventramento della parete addominale.
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Progressivamente, il laparocele aumenta di dimensioni e può essere accompagnato da sintomi come il “malessere”, sensazione di nausea, vomito, ulcere della pelle, fino a trasformarsi in dolore vero e proprio. Se, nei casi più gravi, permette all’intestino di fuoriuscire, può anche verificarsi una occlusione intestinale. Come le ernie, il laparocele espone a rischio di strozzamento o di formazione di aderenze e inoltre, in casi estremi il prolasso dell’addome può interferire con i muscoli che agiscono sull’apparato respiratorio.
Il punto è questo: quelle fisiche non sono certo le uniche difficoltà con cui convivere quando si ha un laparocele addominale; anche lo stato psichico è interessato. La pancia pende in avanti, l’aspetto esteriore è quello di un’escrescenza più o meno grande, che abbassa l’autostima e impedisce a di esporre il proprio corpo con serenità per esempio in piscina o in spiaggia. Infine, i tempi per la sistemazione sono lunghi e prevedono ulteriori interventi chirurgici con l’inserimento di protesi e reti per trattenere la cavità addominale, con il connesso rischio di rigetto.
Avere un laparocele significa convivere con un danno che, oltre ad essere estetico, limita la vita di relazione.
Ho citato queste casistiche perché il laparocele può rivelarsi un cammino estremamente duro da affrontare e privo di certezze sull’esito finale.
La principale causa del formarsi di una laparocele è un’infezione. Questo è quanto viene detto al paziente, e non può assolutamente essere esaustivo.
Bisogna entrare nei casi specifici: ad esempio, potrebbe accadere che in seguito a una laparoscopia (intervento mini-invasivo) si verifichi una perforazione intestinale con infezione a seguito della quale il medico decida di effettuare una laparotomia con l’addome che al termine presenta un laparocele. Di chi è la responsabilità?
Le domande da porsi sono:
Le risposte a queste domande potrebbero determinare se è stato un caso di malasanità a determinare la successione degli eventi e degli interventi.
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