Quanto tempo hai per denunciare un caso di malasanità e richiedere il risarcimento danni? Conoscere i propri diritti è la condizione fondamentale per farli valere. Nessuno, entrando in ospedale per una cura, un intervento, un parto, pensa preventivamente che potrebbe uscirne con la vita stravolta. Però, purtroppo, succede.
I dati pubblicati sui siti web del Ministero della Salute e dell'Organizzazione mondiale della sanità ci dicono che:
Tutto questo in epoca pre-Covid.
Comincio con questi dati a spiegare come, in ambito sanitario, gli eventi avversi rappresentino una possibilità, nemmeno molto remota, anche nel nostro Paese dove riteniamo di poter contare su una sanità eccellente, o almeno molto avanzata rispetto a molti altri Stati.
Cosa fare, se tu direttamente o un tuo familiare siete stati vittima di un caso di malasanità?
“Denunciare” è la risposta più ovvia: infatti, se il caso non venisse fatto emergere, altre persone potrebbero rimanere vittime o essere danneggiate da comportamenti scorretti, per esempio da un’equipe medica che lavora allontanandosi dai principi della buona pratica medica, oppure a causa di una struttura che presenta gravi lacune e non permette agli operatori di lavorare al meglio delle proprie possibilità.
Far emergere un caso di malasanità è importante tanto quanto avere il giusto risarcimento, se il danno o la morte di un familiare sono stati determinati da condotte scorrette oppure omissive da parte del personale della struttura.
La domanda è: quanto tempo c'è, dal verificarsi del fatto, per denunciare e richiedere un risarcimento?
Generalmente, il termine per agire legalmente è di 10 anni, dopo i quali il fatto si prescrive. In realtà non è tutto così netto; i termini di prescrizione variano a seconda che ci si trovi davanti a una denuncia di natura extracontrattuale o contrattuale (in terminologia giuridica); inoltre in alcuni casi il tempo di prescrizione inizia a decorrere nel momento in cui il danno si è manifestato e non nel momento in cui è stato fatto. Si tratta di aspetti legali e giuridici che vanno valutati caso per caso; può ad esempio capitare che una infezione contratta in ospedale si manifesti dopo un certo periodo dal contagio, oppure che la correlazione tra la malattia e la causa scatenante non sia così immediata e venga stabilita dopo valutazioni mediche successive.
In altre parole, ogni caso va valutato, la regola dei 10 anni c'è ma va contestualizzata nel modo giusto.
La “Bibbia”, cioè il testo normativo di riferimento in fatto di risarcimento da errore medico è la Legge 24/2017 denominata anche legge Gelli, recante “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”; questa legge è entrata in vigore il 1 aprile 2017 e stabilisce che il paziente ha il dovere di dare prova dell’inadempimento e dell’entità del danno causato dal medico o dalla struttura sanitaria, mentre il medico o l’ospedale dovranno dimostrare, per sottrarsi all’obbligo risarcitorio, che il danno è avvenuto per cause estranee alla loro responsabilità.
Esiste dal 1980 una istituzione denominata “Tribunale del malato” il cui obiettivo è quello di tutelare e promuovere i diritti dei cittadini in campo sanitario e assistenziale per evitare delle discriminazioni. Tuttavia, in base al regolamento, il funzionamento di questa organizzazione non ha nulla a che vedere con l’assistenza legale o con l’assistenza in caso di controversie giudiziarie, ma si occupa soltanto di informare il cittadino sui suoi diritti in qualità di paziente o assistito.
Per far emergere un caso di malasanità e chiedere un risarcimento danni è necessario rivolgersi a un team di professionisti in grado di fornire assistenza legale ma anche consulenza medica specializzata e medico legale. Infatti, i danni medici possono avvenire in chirurgia, ginecologia e ostetricia, oncologia, pronto soccorso, ortopedia e in altri ambienti ancora e possono essere riconducibili a errori involontari, scarsa cura nel lavoro, errate diagnosi, oppure a situazioni di disorganizzazione dovute ad esempio a turni inadeguati con eccessivi carichi di lavoro che ricadono sul personale.
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