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Pubblicato da Paolo Stefanini ● 12 maggio 2021

Morte per infezione ospedaliera: la strada per il risarcimento

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Ansa, 15 maggio 2019: "49mila morti l’anno per infezioni prese in ospedale". Prima della pandemia, in Italia si parlava dell’emergenza infezioni contratte in ospedale. La mortalità causata dalle infezioni ospedaliere è passata dai 18.668 decessi del 2003 ai 49.301 del 2016. L'Italia contava, prima della pandemia, il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue (Dati del Rapporto Osservasalute).

Va detto che il rischio di contrarre un’infezione in ospedale rappresenta una eventualità prevedibile e come tale andrebbe affrontata dalle strutture. Non bisogna cedere alla tentazione di ritenere un’infezione ospedaliera un fatto “inevitabile”: proprio perché esiste la possibilità è tassativo fare di tutto per prevenirla a tutela delle persone malate e fragili che sono i pazienti degli ospedali.

L’indagine dell’Osservatorio salute stabilisce che “in 13 anni, dal 2003 al 2016, il tasso di mortalità per infezioni contratte in ospedale è raddoppiato sia per gli uomini che per le donne. L'aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d'età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su”.

Quali sono le infezioni ospedaliere?

Si tratta di infezioni prese in ambiente ospedaliero, per via aerea (ad esempio una polmonite), per contatto con il sangue o gli organi interni (ad esempio a seguito di un catetere o di una endoscopia), ma anche nel contesto di un intervento chirurgico come l’inserimento di una protesi (anca, ginocchio e altro).

Sono infezioni particolarmente pericolose in primo luogo per la tipologia di pazienti: in ospedale, per definizione, ci sono persone fragili gravate da patologie o ferite che risultano particolarmente esposte a rischio e con difese immunitarie già messe alla prova.

In secondo luogo, la maggior pericolosità delle infezioni nosocomiali è data dalla loro “resistenza”: in ambiente ospedaliero si generano ceppi batterici o microbici particolarmente resistenti agli antibiotici. Questi microrganismi cioè, per sopravvivere all’ambiente ospedaliero caratterizzato dall’utilizzo di prodotti per l’igiene e la disinfezione, sono “mutati” per resistere agli agenti che normalmente li ucciderebbero.

L’infezione da staffilococco aureo è un esempio: viene definito meticillino-resistente ed è considerato tra i principali responsabili a delle principali infezioni nosocomiali.

Morte per infezione ospedaliera

La combinazione tra i pazienti fragili e vulnerabili da un lato e dall’altra lo sviluppo di ceppi batterici resistenti gli antibiotici eleva il rischio di mortalità dei pazienti contagiati.

A seconda del punto o dell’estensione dell’infezione, possono verificarsi altre conseguenze come ad esempio l’amputazione di un arto, circostanza che stravolge completamente la vita del paziente.

Morte per infezione ospedaliera: si può chiedere un risarcimento?

Il ministero della salute e gli organismi di tutela della salute effettuano un monitoraggio statistico sul rischio di contrarre un’infezione. Abbiamo aperto questo articolo citando uno studio dell’Osservatorio Salute.

Tutto questo ci dice che il rischio di contrarre un’infezione è prevedibile e come tale le strutture sanitarie hanno il dovere di prevenirlo attraverso l’adozione di specifiche norme igieniche, protocolli e interventi atti a prevenirlo.

Per questo motivo, se tu o un tuo familiare avete riportato un grave danno a causa di un’infezione contratta in ospedale durante un intervento oppure durante un ricovero, è possibile fare una richiesta di risarcimento danni.

Va detto che non è un percorso semplice. Per capire come affrontarlo e quali sono i passi da fare, scarica gratuitamente questa guida che potrai leggere privatamente sul tuo computer, tablet o smartphone.

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Topic: Infezioni ospedaliere

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